mercoledì 8 luglio 2009

Solidarietà tra le righe

di Roberta Carbonetti

Le immagini riportano il particolare di una libreria del centro di Roseto. Due vetrine in tutto, entrambe occupate da cartelloni che fanno riferimento al sisma dell’Aquila e all’accoglienza dei terremotati. Nel particolare: il cartello esposto sulla vetrina di sinistra illustra una delle iniziative private di solidarietà (carta sconto per gli ospiti aquilani), di cui nello specifico caso è la catena libraria a farsi carico; la vetrina di destra è invece occupata dal manifesto pubblicitario di un libro – diario sui fatti di quella notte di aprile(“Terremoto Zeronove”).


Duplice la chiave di lettura. Da un lato la volontà di andare incontro alle necessità degli aquilani, far sì che siano agevolati a fruire di un patrimonio importante come quello librario, patrimonio anche e soprattutto dall’alto valore simbolico. Dall’altro lato ( e qui è nuovamente il valore simbolico che entra in gioco), un diario che ripercorre i fatti di quella notte, rivolgendo al passante, al turista, “all’uomo della strada”, il monito a non dimenticare, a contribuire, a tenere alta l’attenzione e vigile lo spirito critico. E la lettura, si sa, nutre lo spirito, rende nitidi alla mente i chiaroscuri delle immagini che la comunicazione televisiva dipinge a tinte cangianti e accecanti, che dovrebbero “urlare” evidenze inconfutabili.

E’ proprio agli osservatori ben nutriti di spirito critico che, a mio avviso, l’ultima, sottile, pungente riga del cartellone sulla “carta sconto” si rivolge:

“questa libreria alla città capoluogo ci tiene davvero”.

Dopo aver chiarito che all’Aquila è risorta la prima libreria del “dopo-terremoto”, ci dicono che la libreria in questione al capoluogo tiene “davvero”. E quell’avverbio sembra denso di significati e di allusioni, ma come ogni messaggio tra le righe, la densità semantica perde o acquista peso e spessore in base all’occhio di chi la osserva. In ogni caso fa riflettere.

E forse, vale la pena di dirlo, è proprio questo che, almeno dai libri, ci si può e ci si deve ancora aspettare.

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