martedì 15 dicembre 2009

Il terremoto come momento di rottura

di Fabiana Di Domenicantonio

Il terremoto del 6 Aprile ha posto l’intera area colpita, ma ad un livello generale l’intera regione e l’intero Paese, in una vera e propria situazione di emergenza. Infatti, si può definire emergenza un evento devastante di origine naturale o provocato dall’uomo, in modo inaspettato ed improvviso che crea un clima di attivazione, di urgente bisogno accompagnato da tentativi immediati di soccorso. Emergenza è un concetto che chiama in causa diverse situazioni, dallo stato emotivo alla risposta organizzativa creando una urgenza, un bisogno di risposte sia sul piano psicologico che su quello della gestione più spicciola.
Nella sua più generale definizione il terremoto è il risultato di un improvviso rilascio dell'energia accumulata in masse rocciose, dell'interno della Terra, sottoposte a sforzi. I terremoti tettonici si producono quando masse rocciose improvvisamente si rompono sotto l'azione delle forze tettoniche.
Rottura è uno dei termini chiave: oltre a prodursi una frattura fisica sotto la crosta terrestre si produce in superficie una rottura ancora più profonda, quella sociale. All’improvviso nulla è più come prima. La comunità locale, costruita su un’area geografica accuratamente scelta per le proprie caratteristiche, per la facilità dell’insediamento e per il senso di sicurezza e di conservazione che offre agli individui è stata spazzata via.
Sono state intaccate anche l’organizzazione sociale e gli elementi culturali e valoriali che assieme all’area geografica sono le caratteristiche che appartengono secondo Hillery alle comunità locali.
Ad essere intaccate sono quindi tutte quelle certezze che l’individuo ha culturalmente appreso.
La “diaspora” dei terremotati, sia nelle tendopoli che negli alberghi della costa, li ha messi in una situazione liminare in rottura con ciò che erano prima ( periodo di dis-integrazione) che li porterà poi a riorganizzarsi ed integrarsi in un nuovo assetto che mira alla ricostruzione della “normalità”.

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